DA ROMA ALLA TERZA ROMA
XXXVI SEMINARIO INTERNAZIONALE DI STUDI
STORICI
Campidoglio, 21-22 aprile 2016
Elena Ambrosetti
Enza Roberta Petrillo
“Sapienza”
Università di Roma
MINORI STRANIERI NON
ACCOMPAGNATI A ROMA, PARTICOLARMENTE DALL’EGITTO
SOMMARIO:
1. Presenze dei Minori Stranieri non Accompagnati in
Italia. – 2. MSNA
a Roma: i dati relativi alle presenze visibili. –
3. Minori non accompagnati egiziani a
Roma: i fattori di attrazione. – 3.1.
Le rotte verso l’Italia. – 3.2. L’approdo
in Italia. – 3.3. L’ingresso dei minori egiziani nel
Centro di Primissima Accoglienza CPsA capitolino.
– 4. Conclusioni.
Il presente contributo di
ricerca si basa sui dati e sulle evidenze empiriche emerse da due ricerche
realizzate dalle autrici tra il 2014 e il 2015 nell’ambito di due diversi
consorzi di ricerca[1].
Per riuscire a
tratteggiare in modo completo le esperienze vissute, le traiettorie migratorie
e le dinamiche di accoglienza dei minori, entrambe le ricerche si sono avvalse
di metodologie di analisi sia tipo quantitativo che qualitativo. Interviste
qualitative semi-strutturate sono state somministrate ai minori stranieri non
accompagnati (MSNA) e ai testimoni privilegiati provenienti dal contesto
istituzionale e dal terzo settore romano. Le interviste ai minori sono state
svolte facendo ricorso a un mediatore culturale necessario per interagire in
lingua madre con gli intervistati. Questa figura ha rappresentato allo stesso
tempo una risorsa e un limite: una risorsa, perché ha favorito l’avvicinarsi
e l’interazione con persone e mondi altrimenti difficilmente accessibili;
un limite perché al contempo ha rappresentato un filtro[2].
La raccolta delle interviste è stata integrata con materiale di
riflessione e di discussione sia accademica che divulgativa, attinente al
significato dell’essere oggi MSNA in Italia e a Roma.
La presenza dei minori
stranieri non accompagnati in Italia rappresenta un fenomeno in continua
evoluzione e, come confermato dati forniti dal Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali[3],
in costante crescita. Al 31.12.2015 la loro presenza si è attestata poco
al di sotto delle 12.000 unità risultando in crescita rispetto al 2014
di 1.385 unità, con una variazione percentuale del 13,1%. Questo
incremento, tuttavia, risulta nettamente inferiore rispetto all’andamento
crescente registrato al 31 dicembre 2014 sul 31 dicembre del 2013 (+4.217
unità pari a +66,7%). Un
dato che si spiega in parte con l’aumento del numero dei minori che
successivamente all’identificazione sono risultati irreperibili. Un
fenomeno consistente, che stando a dati diffusi dal Ministero del Lavoro ha
riguardato soltanto nello scorso anno circa 6.135 i minori non accompagnati,
dal cui profilo emerge una tipologia specifica di minori migranti, cioè
quelli che transitano in Italia perlopiù in condizioni di
invisibilità con l’obiettivo di raggiungere i paesi del nord
Europa. Con riferimento ai paesi di
provenienza, l’Egitto, ad oggi, continua a essere il principale luogo di
partenza dei minori (23,1%), seguito da Albania (12,0%), Eritrea (9,9%), Gambia
(9,7%) e Nigeria (5,8%). Per quanto riguarda l’età la maggior
parte dei minori accolti in Italia ha un’età compresa tra i 16 e i
17 anni (81,2% del totale), mentre per quanto riguarda il sesso si osserva una
preponderanza quasi assoluta della componente maschile (pari al 95,4% del
totale).
Provenienza, età e
sesso concorrono a tratteggiare la specificità della presenza minorile
non accompagnata in Italia, un gruppo composto prevalentemente da ragazzi
prossimi al compimento della maggiore età, la cui mobilità
è innescata principalmente da ragioni economiche che necessitano di
percorsi di integrazione specifici in vista di una loro eventuale permanenza sul
territorio.
Nel 2014 e nel 2015, la
distribuzione dei minori non accompagnati sul territorio nazionale è
aumentata in valore assoluto rispetto all’anno precedente nella quasi
totalità delle Regioni. Un dato confermato anche nel caso laziale, le cui
strutture di accoglienza, nel 2015 hanno accolto il 7,8% dei MSNA presenti sul
territorio nazionale. A livello regionale, Roma storicamente si è posta
come crocevia strategico della mobilità dei minori stranieri non
accompagnati che transitano o scelgono di fermarsi in Italia.
Dal 2004 al 2014 i servizi
di pronta accoglienza coordinati dal Comune di Roma hanno registrato un aumento
significativo del numero dei MSNA accolti: a fronte dei 1.174 ricevuti nel
2004, si sono avute 2.224 procedure di pronta accoglienza nel 2011 e 3.182 nel
2012 [4].
Sebbene in flessione, il 2013 ed il 2014 con rispettivamente 2.860 e 2.142
accessi al circuito di pronta accoglienza, hanno confermato la
centralità di Roma come polo attrattivo. Dato confermato a livello
comparativo, visto che il numero di MSNA accolti a Roma rappresenta a oggi
circa un terzo del totale dell’accoglienza sul territorio nazionale. Dei
2.142 minori presi in carico dai servizi sociali di Roma nel 2014, il 93%
è di sesso maschile, mentre i due terzi dei giovani accolti nel 2014
sono prossimi alla maggiore età, (circa il 67% dei giovani risultavano
diciassettenni). Questi numeri, ovviamente, escludono i minori che rimangono
invisibili, genericamente indicati come transitanti: prevalentemente eritrei e
afghani presenti sul territorio romano per pochi giorni e non rientrati in
nessun programma di accompagnamento/tutela in qualità di minori privi di
tutela genitoriale o di un parente entro il quarto grado.
Dal punto di vista anagrafico, dal 2003 a
oggi, emerge un quadro parzialmente in evoluzione: fino al 2013 infatti si nota
un progressivo incremento di giovani appartenenti alla fascia 17-18 anni (60%
nel 2008, 62% nel 2010, 80% nel 2012 e 79% nel 2013), una leggera diminuzione
dei minori sotto i 14 anni e una flessione importante dei minori tra i 15 e i
16 anni passati dal 22% del 2011 al 12% nel 2013 (vedi Fig. 1), mentre nel 2014
le cifre dei diciassettenni sono in diminuzione rispetto al 2013 e quelle dei 15-16enni
sono di nuovo in aumento (24%) .
Fig.1:
Totale MSNA accolti per età 2008-2014.
Fonte:
Comune di Roma, Dipartimento Politiche Sociali,
Sussidiarietà e Salute
Per quanto riguarda il
sesso, anche a Roma, come nel resto d’Italia, la maggioranza dei minori
stranieri non accompagnati è costituita da maschi, i quali rappresentano
quasi il 95% del totale minori contattati o presi in carico dal Dipartimento
Politiche Sociali nel periodo 2004-2014. Anche da questo punto di vista si
assiste a un’evoluzione significativa negli ultimi 10 anni: se nel 2004 i
maschi rappresentavano circa il 61% dei MSNA accolti dal comune di Roma, la
proporzione maschi/femmine si è radicalmente modificata nel corso del
periodo osservato: a fronte di un’importante diminuzione della componente
femminile, si è registrato quindi un netto aumento dei MSNA di sesso
maschile.
A Roma, la presa in carico
dei minori ha subito nel periodo 2011-2014 un aumento considerevole legato in
particolar modo al flusso di minori giunti in Italia dall’Africa e
dall’Asia meridionale. Nel corso del periodo 2004-2014 la componente di
MSNA di provenienza dalla Romania è nettamente diminuita, passando dal
picco del 58% sul totale degli accolti raggiunto nel 2006 a un minimo di 4% nel
2012.
Tab. 1. MSNA accolti nel comune di
Roma (flussi annuali 2004-2014) per principali cittadinanze
2004 |
2005 |
2006 |
2007 |
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
2012 |
2013 |
2014 |
|
AFGHANISTAN |
32 |
74 |
130 |
270 |
329 |
228 |
167 |
125 |
87 |
39 |
20 |
BANGLADESH |
6 |
5 |
5 |
12 |
75 |
285 |
247 |
425 |
1.467 |
1.624 |
562 |
COSTA
D'AVORIO |
3 |
4 |
1 |
2 |
4 |
8 |
32 |
372 |
378 |
24 |
1 |
EGITTO |
2 |
3 |
2 |
53 |
116 |
249 |
204 |
308 |
300 |
461 |
953 |
ROMANIA |
624 |
857 |
895 |
463 |
235 |
170 |
212 |
165 |
126 |
158 |
136 |
ALTRI
PAESI |
507 |
540 |
501 |
352 |
289 |
290 |
322 |
829 |
824 |
374 |
470 |
TOTALE |
1.174 |
1.483 |
1.534 |
1.152 |
1.048 |
1.230 |
1.184 |
2.224 |
3.182 |
2.680 |
2.142 |
Fonte: Comune di Roma, Dipartimento
Politiche Sociali, Sussidiarietà e Salute
Nello stesso arco di
tempo, l’Egitto è diventato il primo paese dal quale provengono i
MSNA accolti nella capitale: i minori stranieri non accompagnati egiziani
rappresentano attualmente il 44% del totale dei MSNA accolti a Roma (vedi
Figura 2). Anche la presenza di minori soli arrivati dal Bangladesh ha subito
un notevole incremento nell’ultimo decennio e in particolare tra il 2012
e il 2013 (anno in cui si è registrato un picco di 60% di minori
bengalesi sul totale dei MSNA accolti a Roma) per poi registrare una battuta di
arresto nel 2014 anno nel quale i minori non accompagnati bengalesi accolti a
Roma rappresentano il 26% del totale.
Figura
2 MSNA ACCOLTI 2004-2014 per principali cittadinanze (%)
Fonte:
Comune di Roma, Dipartimento Politiche Sociali, Sussidiarietà e Salute
Gli afghani rappresentano
un caso abbastanza particolare. Essi hanno registrato un forte e costante
incremento delle presenze dal 2004 al 2010 tanto da rappresentare nel 2008, il
secondo gruppo nazionale dei MNSA. In seguito la loro numerosità
è nettamente diminuita dal 2011 a oggi (circa 1% del totale dei MSNA).
Da rilevare infine l’incremento, nel 2011 e 2012, dei minori soli
provenienti dalla Costa d’Avorio e da alcuni altri paesi
dell’Africa sub-sahariana. Abbiamo invece assistito, nello stesso periodo
di riferimento, a una diminuzione, sul totale dei MSNA; di giovani provenienti
da Marocco (0,6%), Albania (1,3%) e come già detto Afghanistan (1,5% con
un decremento del 13% rispetto al 2010).
A partire
dall’agosto 2014 il numero dei minori egiziani non accompagnati giunti in
Italia è aumentato continuativamente fino ad arrivare alle 953 presenze
registrate nel 2014 dal Dipartimento Politiche Sociali, Sussidiarietà e
Salute di Roma Capitale
Complessivamente, i 1.845
i MSNA egiziani presenti nelle strutture di accoglienza nazionali fino al 31
agosto 2014 [5],
sono saliti a 1.975 [6]
nel giro di un anno. Sebbene la presenza dei MSNA egiziani sia andata ridimensionandosi
nella prima metà del 2015, semestre in cui sono stati registrati
soltanto 143 nuovi arrivi via mare a fronte degli 885 dello stesso periodo
dell’anno precedente[7],
da luglio 2015 la presenza degli egiziani ha ricominciato ad essere
consistente, sia per la persistenza di push factors strutturali nelle aree di
provenienza quali povertà e assenza di prospettive economiche, sia per
le migliori condizioni climatiche che hanno facilitato le traversate estive del
Mediterraneo.
L’aumento costante del
numero di minori egiziani giunti via mare in Italia è stato segnalato da
diverse organizzazioni umanitarie tra cui Save the Children: «A partire
dal mese di giugno si è potuto riscontrare un aumento costante. Se nel
mese di giugno sono stati 67, a luglio ne sono giunti 106 e 211 sono arrivati
nella sola prima settimana di agosto: in particolare, in un unico sbarco, sono
arrivati ben 170 minori non accompagnati egiziani»[8]. Queste dinamiche si riflettono
sostanzialmente anche nel sistema di accoglienza romano, che dal 2009 vede una
crescita costante della presenza di minori egiziani in comunità, come
dimostrano i 461 minori egiziani su 2.680 (pari al 17,2% del totale) censiti
dal Comune di Roma nel 2013 e i 953 minori egiziani su 2.142 (pari al 44,5% del
totale) censiti dall’anno successivo.
Ad oggi, la dimensione transnazionale delle rotte percorse dai
giovani egiziani non accompagnati che arrivano in Italia resta un tema poco
studiato. Parte della letteratura sul tema risulta quasi del tutto costituita
da analisi secondarie prodotte da organizzazioni internazionali e
organizzazioni non governative. Tra queste ultime, spicca la ricerca
quali-quantitativa realizzata nell’ambito del progetto Salemm[9] con l’obiettivo di esplorare le
rappresentazioni della migrazione e il ruolo che essa gioca nel processo di
crescita dei giovani nella regione del Maghreb/Mashreq.
Sia la rassegna di questa letteratura grigia, sia le
interviste somministrate a partire dal 2014 hanno confermato che quasi tutti
gli MSNA egiziani diretti a Roma si sono imbarcati ad Alessandria o a Gharbiya
per poi sbarcare in Sicilia, perlopiù a Catania e a Siracusa. Le zone di
provenienza sono prevalentemente situate tra le regioni di Al Gharby
(Kafrikala, Shubramellis, Kafr el Sheik) e del Delta del Nilo (El Dakhlia,
Shubrababel, El Fehmi, El Behera). Tuttavia, di recente, il Centro di
Primissima Accoglienza attivo nel Comune di Roma a partire da ottobre 2014 ha
rilevato un aumento dei minori provenienti dalle regioni egiziane meridionali
di El Mena e Assiut, aree strutturalmente gravate dal sottosviluppo e dalla
crisi economica, in cui l’orizzonte della mobilità verso
l’Europa è percepito come una possibilità di riscatto per
il minore migrante e per l’intera famiglia.
Recentemente Seeberg, basandosi su un’indagine
condotta dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni nel periodo
immediatamente a ridosso della transizione istituzionale egiziana, ha
sottolineato la dimensione prettamente economica di questo tipo di
mobilità: «The motivation among the youngsters for migration seems
to be, first and foremost, economic: The most important push factors for the
young Egyptians who wish to migrate remain lack of employment opportunities and
unsatisfactory living conditions. The most important pull factor is the possibility of gaining higher
wages abroad then in Egypt»[10].
Complessivamente, anche le interviste raccolte nel 2014 e
nel 2015 confermano come il progetto migratorio dei minori egiziani nasca sia
da push factors di ordine economico,
sia da necessità di emancipazione individuale e sociale. Queste due
dimensioni concorrono a modellare il percorso e le scelte che essi si trovano
ad affrontare, instradandoli spesso verso una condizione di estrema
vulnerabilità occupazionale non sempre prevista al momento della
partenza. Parte dei minori intervistati ha raccontato di avere un piano chiaro
di quello che sarebbe stato il proprio futuro una volta approdati in Italia.
Dato, questo, che va messo in relazione alla presenza significativa di
connazionali (parenti e non), presenti sul territorio nazionale soprattutto a
Roma, città descritta dai minori come quella maggiormente indicata per
avviare il percorso di regolarizzazione.
Le interviste confermano l’esistenza di una rotta
migratoria abbastanza standardizzata: ad Alessandria, Rasheed o Gharbiya i
minori si imbarcano su piccoli natanti, da cui i trafficanti li spostano su
barconi più grossi, sempre descritti come pericolanti. Testimonianze
più recenti rilasciate dai minori egiziani - raccolte dalla polizia frontaliera in Sicilia e riportate da diversi
organi di stampa al momento dello sbarco in Italia - riportano l’apertura di una nuova rotta attraverso la Libia, paese
che i minori raggiungono tramite minivan e dai cui confini vengono trasportati
dai trafficanti sulla costa, per poi imbarcarsi verso l’Italia.
La traversata del Mediterraneo, come riportato anche dalla
cronaca è estremamente pericolosa e al limite della sopportazione. Tutti
gli intervistati hanno descritto le condizioni della navigazione come
più lunghe del previsto e profondamente traumatizzanti. Imbarcazioni mal
ridotte e affollate fanno da sfondo a traversate spesso aggravate da violenze e
abusi da parte dei “compagni di viaggio” adulti e dei trafficanti
stessi. In aggiunta, la traversata può durare da tre giorni a una
settimana, a seconda delle circostanze climatiche e dei controlli effettuati dai
guardiacoste. Giornate che spesso i minori trascorrono senza poter mangiare
né bere a sufficienza. Questa esperienza traumatica si riflette
fortemente nella difficoltà dei minori nel parlare del viaggio, che
è spesso evocato solo in relazione all’estrema pericolosità
della traversata e alla non ripetibilità di questa esperienza,
così come riportato dagli stralci delle interviste raccolte: «Non
lo sapevo, pensavo che il viaggio durasse di meno, mi hanno detto quando stavo
lì, invece il viaggio è durato 10 giorni. Alcuni mi avevano detto
che il viaggio dura 3 giorni, 3-4 massimo. Poi ci ho messo 10 giorni per
arrivare qui». (M., 16 anni). «Il viaggio è costato 6.000
euro e me l’ha pagato mio fratello, brutto, dieci giorni senza mangiare,
niente! Eravamo 140, c’erano tanti cristiani con me, solo dieci
musulmani. Le persone non erano gentili. Sì, io avevo tanta paura del
viaggio. Hanno iniziato pure a sparare» (M., 16 anni).
«Praticamente stavamo andando in Sicilia, ma sono morte due persone, ci
siamo fermati ad Alessandria e lasciato lì i corpi. Arrivati in Sicilia,
ci aspettava una barca piccola che doveva portarci a terra, ma arriva la
polizia, la polizia inizia a sparare e invece di andare in Sicilia la barca
vuole tornare in Egitto ma sbaglia direzione e arriva a Bari. La polizia ci
diceva di girare ma la barca andava da un’altra parte» (M., 18
anni).
Per arrivare in Italia, i minori egiziani pagano una
cifra che va dai 4.700 ai 6.000 euro che serve a garantire esclusivamente
l’arrivo in Sicilia ed esclude, dunque, gli spostamenti in Italia e la
ricerca di lavoro e alloggio. L’approdo in Sicilia rappresenta un
passaggio chiave della mobilità verso Roma.
Sin dal momento del collocamento nelle strutture di prima
accoglienza nei pressi dei luoghi di sbarco, i minori sono informati rispetto
al tragitto da compiere in Italia. Dalle informazioni raccolte negli ultimi
mesi dalla Polizia di Stato va profilandosi l’esistenza di una rete di
persone di origine nord-africana, attive nei pressi delle stazioni ferroviarie
siciliane che organizzano, previo pagamento, il trasferimento dalla frontiera
Sud verso Roma. «Alcuni minori hanno raccontato che le loro famiglie in
Egitto hanno dovuto trasferire una cifra gonfiata a volte anche fino a 200
euro, ad un adulto in Italia che ha poi comprato il biglietto spendendo in
realtà solo 35-45 euro, trattenendo per se il resto della cifra»[11].
Molti dei minori
intervistati hanno fatto riferimento a un ‘contratto di vendita’,
stipulato tra i genitori del minore e i trafficanti per pagare il viaggio. Una
procedura non nuova e ben nota a chi si occupa (per studio o nell’ambito
di un’attività’ operativa) di MSNA: la famiglia è
vincolata al pagamento attraverso varie forme di debito e il mancato rispetto
delle clausole di restituzione comporta una ritorsione o la detenzione nei
confronti dei genitori debitori[12].
La situazione debitoria vissuta dai genitori è l’elemento che
più contribuisce alla vulnerabilità dei giovani egiziani, che si
trovano schiacciati dall’ansia di inviare il prima possibile i propri
guadagni a casa per evitare che i genitori possano essere perseguiti.
Ciò spinge molti minori verso una ricerca ossessiva di
opportunità di guadagno immediato, che frequentemente li induce ad accettare
lavori irregolari e pericolosi a scapito dei percorsi educativi forniti dalla
rete di assistenza locale, che sono percepiti come inutili e, anzi, di ostacolo
rispetto all’obiettivo principale del progetto migratorio.
Come rilevano le
testimonianze raccolte dagli operatori di CZ (Civico Zero), la necessità
di ripagare rapidamente il debito contratto dalle famiglie, unitamente alle
pressioni familiari che spesso questi minori si trovano a sopportare, fa
sì che essi tendenzialmente accettino ogni tipo di lavoro e a qualunque
condizione. La necessità di estinguere il debito e la motivazione al
successo fanno sì che i minori egiziani mostrino in genere una forte
resistenza alla sofferenza e alla sopportazione di condizioni lavorative
estremamente faticose e rischiose, come nei mercati generali di frutta e
verdura, presso autolavaggi in città, nelle pizzerie o nelle frutterie.
Le condizioni lavorative faticose e le profonde restrizioni che si trovano a
sopportare, nel vissuto dei minori egiziani appaiono attutite dalla comparazione
con le condizioni di vita sperimentate nel paese di provenienza e
dall’orgoglio di rappresentare il volano dell’emancipazione
economica e sociale della propria famiglia. Quest’immagine, spesso
edulcorata dell’esperienza migratoria in Italia, veicola in patria un
immaginario distorto sui giovani migranti egiziani, che vengono percepiti come
i garanti del riscatto socio-economico delle famiglie di provenienza.
Se nel contesto romano, a
differenza degli anni passati, il fenomeno dello sfruttamento lavorativo presso
i mercati generali dell’ortofrutta è andato scemando per via dei
maggiori controlli predisposti dalle autorità ispettive a partire dal
2014, negli autolavaggi i minori egiziani continuano ad essere sfruttati. Qui «i
minori svolgono un’attività continuativa anche per 12 ore, a
fronte di una paga di 2-3 euro all’ora, stesso orario e paga di pizzerie
o frutterie, ma non raramente vengono sfruttati per settimane o anche un mese
senza essere pagati, con la scusa dell’apprendistato e
dell’insoddisfazione per il lavoro svolto»[13].
Un lavoro oneroso che i
minori egiziani cercano di rendere più sopportabile facendo ricorso a
farmaci oppiacei antidolorifici, spesso reperiti sul mercato nero. Prodotti
estremamente nocivi, la cui facile reperibilità e i cui prezzi contenuti
comportano spesso dipendenza. A Roma, inoltre, la riduzione delle posizioni
lavorative nel comparto orto-frutticolo si è accompagnata una crescita
dei minori egiziani dediti ad attività di piccola criminalità
come spaccio, furti e rapine e prostituzione. Fenomeno quest’ultimo[14]
che concorre ad alimentare ulteriormente la situazione di vulnerabilità
vissuta dai minori.
Principio cardine nella
progettazione e implementazione del CPsA è la dimensione di partenariato
tra un livello istituzionale rappresentato da Roma Capitale e un attore del
terzo settore rappresentato dalla Virtus. A questo bisogna sommare il
contributo dato dalla polizia Municipale di Roma Capitale e dalla Questura di
Roma ai sensi del Protocollo d’Intesa stilato con Roma Capitale a
Dicembre del 2014. La prima comunità di minori accolti al CPsA per
importanza numerica è quella degli egiziani: al 30 settembre sono stati
registrati 640 ingressi di egiziani per un totale di 541 ragazzi (teste). In
media i ragazzi egiziani restano 5,5 giorni al CPsA, un periodo
complessivamente superiore rispetto alla media generale dei ragazzi accolti nel
centro. In media, nel corso del periodo oggetto d’analisi (primi 9 mesi
del 2015) sono stati accolti circa 2 (1,9) egiziani al giorno. Come si evince
dal grafico riportato in basso, il numero di ingressi degli egiziani è
aumentato nel corso dei mesi di agosto e settembre, raggiungendo picchi di 18
ingressi in un solo giorno nella seconda metà di agosto. Questo fenomeno
è senza dubbio legato a cambiamenti di rotte nelle migrazioni irregolari
sottolineati di recente anche dai mass-media.
I ragazzi egiziani parlano
in prevalenza (87%) la loro madrelingua, cioè l’arabo (dialetto
egiziano), il 10% parla anche l’italiano. Per 275 (43%) di questi minori
è stato avviato il processo di accertamento dell’età che ha
condotto a riconoscere 10 di essi come maggiorenni. Il 67% dei MSNA egiziani
è stato trasferito in un altro centro, mentre il 7% è fuggito
rendendosi irreperibile.
La nostra ricerca conferma
che il tema dell’accoglienza
dei minori stranieri non accompagnati si intreccia inestricabilmente con quello
della tutela dei diritti alla protezione, all’istruzione, alla
formazione, e all’accompagnamento all’ingresso nella vita adulta.
Obiettivo complesso, non solo perché interamente compito delle
istituzioni e del privato sociale ma anche per la specificità delle
biografie dei minori stranieri non accompagnati.
La discrepanza tra i
fattori di spinta che strutturano il progetto migratorio dei MSNA, e la
quotidianità che si trovano a vivere una volta giunti in Italia, come
mostra il caso dei giovani egiziani fa emergere delle serie criticità,
soprattutto sotto il profilo della vulnerabilità sociale a cui questo
gruppo di migranti è esposto.
I minori egiziani, vale la
pena metterlo in evidenza, si muovono per fattori di spinta prettamente
economici che li indirizzano in modo quasi deterministico verso forme di
sfruttamento lavorativo di vario tipo. Se fino al 2014 gran parte dei minori
egiziani finivano nella trappola dello sfruttamento lavorativo
dell’indotto orto-frutticolo e della ristorazione, di recente la maggiore
pressione dell’ispettorato del lavoro ha fatto sì che alcuni di
questi minori finissero invischiati nelle maglie delle economie illegali e
dello sfruttamento sessuale. A Roma, il fenomeno è diventato così
rilevante da indurre la locale prefettura a stipulare un protocollo
d’intesa tra Governo, Roma Capitale, autorità giudiziaria,
Università “Sapienza” ed Anci, per analizzare le cause
dell’allontanamento dei minori e predisporre misure idonee a prevenirne
l’impiego in attività illecite e di lavoro nero[15].
Ad ottobre 2015, anche per
arginare il fenomeno dello sfruttamento dei minori egiziani nelle economie
illegali e nello sfruttamento sessuale,
è stato formato un protocollo d’intesa[16] per contrastare il fenomeno
dell’irreperibilità dei minori stranieri non accompagnati tra il
Sottosegretario di Stato all’Interno, con delega agli affari
dell’Ufficio per le persone scomparse, il Commissario straordinario del
Governo per le persone scomparse, il Prefetto di Roma, l’Assessore alle
Politiche sociali sussidiarietà e salute di Roma Capitale, il Rettore
dell’Università degli Studi “Sapienza” di Roma, il
Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Roma il
Presidente della Sezione Affari tutelari del Tribunale di Roma ed il vice
Presidente dell’ANCI Lazio. Il protocollo mira ad analizzare le cause
dell’allontanamento dei minori dalle strutture di accoglienza e a
predisporre idonee misure per prevenirne l’impiego in attività
illecite e di lavoro nero.
In questo contesto, Roma
Capitale ha avviato un’unità di strada sperimentale
nell’area di Termini dedicata esclusivamente ai minori potenzialmente
esposti ad abusi. Le attività dell’unità attiva 6 giorni su
7, composta da educatori e mediatori linguistico culturali, spaziano dalla
pronta assistenza alle vittime, al monitoraggio dei luoghi di ritrovo e
stazionamento dei minori e dei soggetti adulti che potrebbero sfruttare i
minori in attività illecite.
Di sfondo innegabilmente
si pone la questione chiave di costruire progetti educativi idonei al vissuto
di adolescenti spesso segnati da sfruttamento e estrema vulnerabilità,
sia fisica sia psicologica.
Un obiettivo arduo difficilmente raggiungibile senza l’attivazione
sinergica di una rete multi-stakeholder a livello municipale.
[Un
evento culturale, in quanto ampiamente pubblicizzato in precedenza, rende
impossibile qualsiasi valutazione veramente anonima dei contributi ivi presentati.
Per questa ragione, gli scritti di questa parte della sezione
“Memorie” sono stati valutati “in chiaro” dal Comitato
promotore del XXXVI Seminario internazionale di studi storici “Da Roma
alla Terza Roma” (organizzato dall’Unità
di ricerca ‘Giorgio La Pira’ del CNR e dall’Istituto
di Storia Russa dell’Accademia
delle Scienze di Russia, con la collaborazione della ‘Sapienza’ Università di Roma, sul tema:
MIGRAZIONI, IMPERO E CITTÀ DA ROMA A COSTANTINOPOLI A MOSCA) e dalla
direzione di Diritto @ Storia]
[1] 1) “Monitoraggio del Progetto Civico Zero”,
realizzato dalle autrici con FIERI e Save the Children Italia tra il 2014 e il
2015; 2) “Osservatorio delle problematiche adolescenziali e
migratorie”, un progetto di Virtus Italia e del Dipartimento Politiche
Sociali, Sussidiarietà e Salute di Roma Capitale a cui partecipano le
autrici a partire dal 2015.
[2] Roberta Ricucci,
Elena Ambrosetti, Enza Roberta Petrillo, Costruire resilienza per vite mobili,
FIERI Working Paper, Febbraio 2015.
[3] Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, agosto
2014. Report Nazionale Minori Stranieri non Accompagnati. In, http://www.lavoro.gov.it/notizie/Documents/Repor-di-monitoraggio-31-dicembre-2015.pdf
[4] Dati forniti dal
Dipartimento Politiche Sociali, Sussidiarietà e Salute di Roma Capitale.
[5] http://www.lavoro.gov.it/AreaSociale/Immigrazione/minori_stranieri/Documents/Report%20MSNA%2031-08-2015.pdf
[6] http://www.lavoro.gov.it/AreaSociale/Immigrazione/minori_stranieri/Documents/Report%20MSNA%2030-09-2014.pdf (dati al 30 settembre 2014).
[7] Si veda Save the children, Piccoli schiavi
invisibili, Roma, 2015, in
http://images.savethechildren.it/IT/f/img_pubblicazioni/img273_b.pdf?_ga=1.67269649.1093286208.1401725929.
[8] Save the Children, op. cit., 19.
[9] Si veda sito web del progetto (http://www.salemm.org/sites/default/files/SALEMM%20Ricerca_ita%20def%2009_03_15.pdf).
[10] Seeberg Peter, The Arab Uprisings and the EU's
Migration Policies—The Cases of Egypt, Libya, and Syria, in Democracy and Security, 9 (1-2) 2013,
167.
[11] Save the Children, op. cit., p. 21.
[12] Roberta Ricucci, Minori non
accompagnati in Italia, 2012, Rapporto di ricerca MLAL, realizzato
nell’ambito del progetto “Minori in viaggio. Esperienze e buone
pratiche negli interventi educativi: Marocco e Italia a confronto”.
[13] Save the Children, op. cit., p. 21.
[14] Si veda quanto segnalato in un articolo del quotidiano
La Repubblica (http://www.repubblica.it/cronaca/2015/06/18/news/la_cnn_a_roma_bambini_immigrati_costretti_a_prostituirsi_-117117950).
[15] Si veda Floriana
Bulfon, Ora per i Minori Stranieri Sorveglianza Continua,
L’Espresso, 18 febbraio 2016 (http://espresso.repubblica.it/attualita/2016/02/18/news/franco-gabrielli-ora-sorveglianza-continua-1.250854)
[16] Protocollo d’Intesa disponibile presso (http://www.interno.gov.it/sites/default/files/allegati/rm_comunicato_stampa_27_ottobre_2015.pdf )